Quadro – Madre della Divina Provvidenza

Albert Edwin Flury, pittore contemporaneo, ritrattista, ha realizzato la riproduzione del dipinto ad olio su tela di juta, su richiesta dell’Istituto Zaccaria e dell’associazione Zaccharis onlus, di Milano. Il quadro misura cm 50,4 x 41,5 ed è inserito in una cornice lignea intagliata e dorata con due angioletti aggettanti negli angoli superiori, riproduzione attuale su modello originale del 1700 (cm 87×78 cm).

Il dipinto raffigura la Madonna mentre stringe il Bambino tra le braccia con un gesto di tenerezza e amore materno, su uno sfondo scuro che fa risaltare le due figure. Il volto della Vergine Maria è incorniciato da un sottile velo trasparente che lascia intravedere la capigliatura. La veste, semplice e senza ornamenti, è rossa ed il mantello blu.

Il quadro originale di Scipione Pulzone da Gaeta, “Mater Divinae Providentiae” del 1580, eseguito per l’altare di una nobile famiglia romana, fu donato nel 1663 all’ordine dei Chierici Regolari di San Paolo, più comunemente conosciuti come Barnabiti, i quali la custodiscono da allora nella Chiesa di San Carlo ai Catinari a Roma. Nel 1732 il parroco di San Carlo ne fece fare una copia dal pittore Pietro Valentini, allievo del pittore toscano Giovanni Maria Morandi, e la espose all’interno della chiesa. La sua effige venne venerata per chiedere aiuto e supporto nei momenti difficili alla madre “ ..della Chiesa intera, che spesso attribuì a Lei la propria salvezza nei tempi burrascosi delle persecuzioni”. (A.Gentili; I Barnabiti; Roma 2012; pp 215)

Nel marzo del 1834, i barnabiti ottennero da papa Gregorio XVI di poter conferire alla Madonna della divina Provvidenza il titolo di «Ausiliatrice dei Cristiani», con il quale era stata invocata al tempo delle lotte contro i Turchi arrivati alle porte di Vienna.

Il padre generale Baravelli la scelse come effige simbolo dei Barnabiti e il 5 agosto 1896 Padre Benedetto Nisser, allora Superiore Generale, stabilì che ogni chierico regolare doveva avere una copia di tale dipinto nella propria residenza.

È venuto naturale pensare a Lei come immagine di riconciliazione e protezione delle comunità cristiane in Siria e ai Chierici Regolari di San Paolo come portatori del messaggio di pace e di ricostruzione.

Nella missione congiunta dell’Istituto Zaccaria, Zaccharis onlus, CeSI – Università Cattolica, Perigeo, è stata consegnata a Mar Ignatios Aphrem II, Patriarca della Chiesa siriaco ortodossa, la riproduzione del quadro della Madre della Divina Provvidenza a suggellare il comune impegno per il popolo siriano e la salvaguardia della cristianità sotto l’auspicio della Vergine Maria.

Percorso e storia del quadro

12 gennaio 2019, Damasco, consegnata del quadro della Madre della Divina Provvidenza a Mar Ignatios Aphrem II, Patriarca della Chiesa siriaco ortodossa, con una preghiera comune di Padre Ambrogio Valzasina e del Patriarca.

7 gennaio 2019, presso la Cappella dell’arcivescovado di Milano, l’arcivescovo S.E. Monsignor Mario Delpini benedice l’icona della Cena misteriosa e la Madonna della Divina Provvidenza: le due sacre rappresentazioni costituiscono l’emblema della comunità cristiana che si vuole sostenere nel processo di pacificazione la cui “benedizione rappresenta la partecipazione mia e della diocesi di Milano” nella prossima missione “sintesi di cultura, carità e fede”.

20 dicembre 2018, fine del dipinto e consegna da parte del maestro a Emanuele Colombo, consigliere di Zaccharis e successiva benedizione presso la cappella dell’Istituto Zaccaria.

Ottobre 2018, realizzazione del quadro da parte di Albert Edwin Flury, pittore ritrattista di talento lontano dalla freddezza iperrealistica odierna.

Nell’autunno del 2018, i padri Barnabiti hanno aderito al progetto anche con la proposta della riproduzione della Madre della Divina Provvidenza, immagine simbolo dell’ordine dei Chierici regolari di San Paolo (i Barnabiti), a riconferma del forte legame esistente con la Terra Santa e in particolare con Damasco e le sue genti.

Estate 2018, con Marco Lombardi del CeSI-Università Cattolica è stato sviluppo e ampliato il progetto iniziale, inserendo l’icona nell’ambito della linea dei Cultural Focal Point, quali motori di resilienza delle popolazioni locali e recupero delle proprie radici culturali e religiose per instaurare un processo di riappacificazione e rinascita nei luoghi colpiti dai conflitti.

Nella primavera del 2018, Perigeo e i padri melchiti di Maaloula, riescono a dar forma all’idea identificando come atto simbolico di riconciliazione la riproduzione di una delle quattro icone più venerate presso il monastero dei SS. Sergio e Bacco: l’icona della cena misteriosa.

6 Dicembre presentazione del progetto e relazione sull’andamento dei lavori.

Perigeo era di nuovo a Maaloula nel 2016 per capire come ridare voce a questa realtà così importante per la fede cristiana: allora c’erano da ricostruire i muri delle case per far tornare la popolazione, ancora provata dalla guerra e dall’incertezza del proprio futuro. È nata allora l’idea di tornare portando un segno tangibile alla ricostruzione del loro, e del nostro, essere cristiani.

Perigeo, nella sua prima missione in Siria a dicembre del 2014, è stata testimone della distruzione di Maaloula, ridotta in macerie, le antiche icone che ornavano le chiese rubate o bruciate, i santuari e le chiese distrutte, le immagini sacre vandalizzate e la stessa parte più antica del villaggio bombardata e messa a fuoco.