H2O – L’acqua come fonte di vita e di aggregazione pacifica

Il progetto Dryland si contraddistingue per la forte sostenibilità economica, sociale ed ambientale, data dal fatto che i beneficiari, dotati degli strumenti e delle competenze necessarie, sono e continueranno ad essere in grado di portare avanti autonomamente la produzione agricola e beneficiare dei suoi effetti senza limiti di tempo e senza la necessità di ulteriori interventi di aiuto. E’ stata data alle famiglie un’alternativa concreta alla migrazione per fuggire dalla siccità e un’opportunità duratura di autosostentamento e generazione di reddito.

Nel 2011 l’ONU ha dichiarato lo stato di carestia per la Somalia, dovuta alla più intensa siccità degli ultimi 60 anni. La scarsità di piogge ha impoverito i pochi terreni coltivabili e causato la morte del bestiame, determinando l’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, privando così di cibo, acqua potabile e cure mediche milioni di persone. Inoltre la presenza nel sud del paese dei terroristi di Al-Shabaab ha reso difficile l’arrivo degli aiuti umanitari. Nel 2012 l’ONU ha revocato lo stato di emergenza umanitaria, ma ha sottolineato il perdurare del problema della fame nell’area e la necessità di adottare misure immediate per ristabilire la sicurezza alimentare.
Purtroppo la situazione non è migliorata e negli anni successivi le piogge primaverili sono state deboli e l’autunno arido. Da qui la necessità di trovare con la popolazione la risposta ad uno stato che non può più essere gestito solo con gli aiuti umanitari e le emergenze, ma deve essere affrontato con un’attenta gestione delle poche risorse a disposizione, almeno per mitigare i danni provocati dalla siccità e dare al terreno la possibilità di rigenerarsi e con il tempo ricominciare a dare i suoi frutti.

Contesto
La stabilità dello stato federale del Puntland somalo rispetto ai conflitti civili ed interetnici del resto del Paese e la collaborazione consolidata con le autorità locali, ha portato Perigeo a individuare quest’area per lo sviluppo del progetto.
Nello specifico sono state scelte le regioni Mudug e Nugal per la presenza di bacini idrici. Sono presenti nell’area popolazioni stanziali e nomadi e un campo di rifugiati IDP migrati dai loro territori di origine a causa della siccità.
La disponibilità di acqua generata dai pozzi può consentire alle famiglie beneficiarie di avviare una produzione agricola sufficiente per l’autosostentamento e per il mantenimento del bestiame, particolarmente importante in un contesto territoriale in cui l’allevamento costituisce una delle attività maggiormente praticate per vivere.

Descrizione attività
Riqualificazione del sistema di irrigazione dei terreni aridi con lo scavo di pozzi di superficie e profondi dotati di attrezzature per l’estrazione e la distribuzione dell’acqua, utilizzando le metodiche più adatte per ridurne l’evaporazione. Formazione degli agricoltori sulle conoscenze di base della moderna agricoltura e sull’utilizzo delle piante autoctone, alimentari e non, per ricreare un ecosistema idoneo alla situazione ambientale locale.
Inizio della coltivazione e dell’allevamento sui terreni sottratti al processo di desertificazione.
Il progetto prevede anche la creazione di un network di comunicazione e scambio di esperienze, conoscenze, sementi e piante, tra le comunità rurali e le organizzazioni nazionali ed internazionali di settore.