Alle sorgenti dell’Wabi Shebeli, il fiume dei leopardi

Siamo andati in Etiopia, in Oromia, a Kofale, nell’area di confine con la Somalia: un territorio a elevata conflittualità inter-etnica ma anche con grandi possibilità di sviluppo turistico, attraversato dal corso del Wabi Shebeli le cui sorgenti vennero scoperto durante la spedizione organizzata e diretta dal Duca degli Abruzzi, fra l’ottobre 1928 e il febbraio 1929 che ne eseguì per la prima volta un rilevamento completo del fiume dalle sue sorgenti alla Somalia Italiana.

Ma che cosa rappresenta l’Wabi Shebeli per la gente dei territori che attraversa? e per il Duca degli Abruzzi che morì in Somalia e volle essere sepolto vicino al fiume, fra “la sua gente”, e per noi che ci siamo posti come obiettivo la ricerca delle radici comuni che uniscono popolazioni anche differenti fra loro ma che possono trovare le basi della convivenza proprio per quello che hanno in comune?

L’Uabi nasce in una savana, a 2680 m. s. m., in un luogo chiamato Hoghisò, sul confine di tre territorî, Arussi, Bale e Sidamo e termina dopo un percorso di circa 2500 km in una palude senza alcuno sbocco in territorio dei Balli, nella Somalia meridionale, a non gran distanza dalla costa somala e dalla foce del Giuba. Il bacino imbrifero si può valutare a circa 200.000 kmq. Nei primi 100 km. del suo corso attraversa la vasta conca di Ghedeb, antico bacino lacustre, priva di vegetazione arborea, salvo sulle pendici superiori dei monti che la circondano, alti fra i 2700 e i 4000 m. s. m. …

Luigi di Savoia – Enciclopedia Italiana (1937)

Il Corno d’Africa è stata la prima esperienza laboratorio dell’impiego della cultura come strumento di cooperazione in aree che sono difficili per una articolata storia di conflitti culturali che ha visto tutti gli attori del progetto coinvolti, seppur in tempi differenti. In questo contesto, infatti si è intrecciato il rapporto tra gruppi etnici somali, tra gruppi etnici etiopi, tra gruppi etnici etiopi e somali, ma anche tra etiopi e somali e italiani. Le dinamiche di questo processo di reciproca conoscenza non sono solo state esplicitate ma sono state governate nella prospettiva stessa del progetto evidenziando come la dimensione culturale fosse un asset propedeutico per rendere efficaci gli interventi cooperativi strutturali successivi.

A partire da questa idea, le attività si focalizzano su alcuni obiettivi specifici quali:

  • Sostenere il processo di riconciliazione attraverso lo sviluppo e la promozione del patrimonio culturale
  • Promuovere la consapevolezza del valore della cultura della propria comunità e della necessità di preservarla
  • Promuovere relazioni positive tra generazioni attraverso l’esercizio e la trasmissione di abilità culturali
  • Per promuovere il turismo e l’artigianato delle comunità, con particolare attenzione alle possibilità offerte dalla regione

I “Musei per la pace” avviano la riflessione che porta alla elaborazione dei Cultural Focal Point come strumenti privilegiati della Cultural Diplomacy e, soprattutto, l’intervento culturale dimostra l’inequivocabile suo valore aggiunto nel favorire quei legami che permettono gli interventi strutturali successivi per combattere la siccità (pozzi), favorire le cure mediche (realizzazione di un laboratorio per la produzione dei medicinali), rilanciare l’economia locale su basi sostenibili (scuola di pesca e mercato del pesce) e avviare una rete di turismo culturale sostenibile.

I Cultural Focal Points (CFP) sono un insieme di raccolte rappresentative della cultura materiale e immateriale di una specifica comunità locale e di attività di riproduzione della cultura locale, che sono i motori propulsori di iniziative di scambio culturale, promozione del dialogo e della conoscenza reciproca tra le varie realtà etniche coinvolte.