Marija Herceg scriveva nel maggio del 2012 su Notizie dalla Diocesi di Fermo

L’Etiopia è un complesso intreccio di più di 80 lingue e culture estremamente diverse tra loro. Nel corso della storia di questo paese gli appartenenti ai vari gruppi etnici si sono incontrati e spesso scontrati creando dominazioni del più forte sul più debole e discriminazioni culturali e religiose. Negli ultimi 20 anni lo stato si è dato un’organizzazione di stampo federale su base etnica che in parte ha permesso ai singoli popoli di riscoprire le loro tradizioni, la lingua e la cultura. 
Un popolo in particolare si sta dimostrando attento alla riscoperta delle proprie radici e del antico metodo di organizzazione della società: gli Oromo, il gruppo etnico maggioritario dell’Etiopia (più di trenta milioni di persone), aderente a un islam sempre più soggetto a influenze integraliste provenienti dalla penisola araba. 

E’ qui, nel territorio abitato da questo popolo, nell’Oromya, nella cittadina di Kofale, in cui la presenza della Chiesa Cattolica risale al 1998, che cinque anni fa si è insediato il missionario cappuccino della provincia marchigiana, Abba (padre) Angelo Antolini, da poco nominato Monsignore e Prefetto della neocreata Prefettura Apostolica di Robe, che avrà presto un ufficio di rappresentanza nelle Marche a “Villa Saline”, nella sede dell’Associazione Perigeo Onlus a Penna San Giovanni (MC):

Grande conoscitore e attento osservatore della realtà etiopica, padre Angelo ha saputo leggere le necessità di riscatto culturale del popolo Oromo ed ha chiamato la Perigeo e in particolare il suo direttore, il Dott. Gianluca Frinchillucci ad assisterlo nella creazione di un Museo Culturale Oromo, il primo della Rete dei Musei senza Frontiere, concepiti come luoghi di costruzione della pace. 
Il museo, avente lo scopo di conservare la tradizione e la cultura Oromo è stato aperto a Kofale nel 2009 ed ha avuto grande successo sia con la popolazione che con le autorità regionali. 
Sulla scia del successo del museo, la Perigeo e la Missione Cattolica sono state invitate dalle autorità locali a creare un ulteriore luogo di incontro, un centro in cui la cultura Oromo possa essere trasmessa alle future generazioni, dove possano avere sede le discussioni degli anziani e dei leader della comunità, dove i conflitti possano essere risolti con il dialogo e dove le donne possano riconquistare il loro ruolo. 
E’ con questo presupposto che è nata l’idea per il progetto del “Centro Culturale Oromo” ossia la costruzione di un edificio da donare alla città e lasciare alla autonoma gestione della popolazione locale con l’obbiettivo di diffondere e valorizzare gli usi, i costumi e le tradizioni del popolo oromo.

Il Centro Culturale, dotato di spazi esterni adatti ad accogliere assemblee e riunioni partecipate da tutta la comunità, è stato progettato e costruito come un edificio pentagonale, cioè con 5 angoli e con 8 finestre, in riferimento ai numeri importanti della cultura Oromo e del loro antico sistema di organizzazione della società chiamato Gaada. Dal centro del soffitto parte un palo centrale che non raggiunge il pavimento ma si irradia in cinque travi laterali che si ricongiunge alle pareti, una soluzione ingegneristica che simboleggia il palo che sorregge le tradizionali capanne oromo e simboleggia la forza e la stabilità della famiglia.

Il primo maggio scorso la Perigeo Onlus e la Missione Cattolica hanno consegnato alle autorità locali le chiavi del Centro, nel corso di una commuovente cerimonia che ha visto come protagonisti gli anziani e le donne, custodi della cultura e delle tradizioni.
Una dimostrazione della gratitudine derivata dall’attenzione alla cultura e del valore dato alle tradizioni, nonché dell’affetto e rispetto che la popolazione nutre per Padre Angelo. 
Un momento di grande emozione per me, rappresentante della Perigeo, che ho potuto partecipare alla gioia della comunità nella buona compagnia della delegazione che dalla Diocesi di Fermo si è recata in Etiopia per l’insediamento a Robe del nuovo Prefetto: il Provinciale dei Cappuccini delle Marche padre Giulio Criminesi, don Mauro, fratello di padre Angelo, padre Cherubino cappuccino e per tanti anni missionario in Wolaita e dal Vicario Generale della Diocesi Don Pietro Orazi. 
Un grande stimolo per il lavoro e i progetti futuri che vogliamo continuare a promuovere con la collaborazione e l’ispirazione di Padre Angelo sia a Kofale che sul resto del territorio della Prefettura.